L’associazione culturale FIAB ValdarnoInBici promuove la
mobilità dolce e si schiera dalla parte dei ‘soggetti deboli’ della strada: i
pedoni, le persone a cui solitamente non si pensa nella progettazione di una
città (disabili, anziani, bambini, mamme e babbi con passeggini, ecc.), chi usa
la bicicletta per gli spostamenti quotidiani.
Per questo motivo politiche che mirano a facilitare
l’utilizzo dell’automobile, quasi fosse l’unica opzione per spostarsi in ambito
urbano, sono politiche che, istintivamente e razionalmente, non ci piacciono.
In particolare non ci piacciono quando riguardano il cuore
di una città, gli spazi comuni di una città, il luogo identitario di una città;
il centro storico, la piazza centrale, le vie che la circondano, rappresentano
uno spazio che appartiene alla cittadinanza.
Le strade urbane in generale hanno finito per essere quasi
esclusivamente spazi dedicati alle automobili, e questo è ancor più vero quando
si pensa agli spazi di un centro storico aperto alle macchine; se si prova a
pensare a quanto spazio fisico viene dedicato alle automobili, fra parcheggi e
carreggiata, ci si rende conto che non rimane molto spazio per i pedoni.
Così è anche nel centro storico di Figline. Su Corso
Matteotti ci sono punti in cui è complicato incrociare un’altra persona che
cammina sullo stesso marciapiede. Si può
pensare che in quello spazio ci siano famiglie con bambini che giocano ? Un
gruppo di amici che vuole stare insieme ?
La chiusura della piazza Marsilio Ficino alle macchine è
stata una scelta giusta, ma è stata realizzata nel modo sbagliato: è stata
realizzata senza coinvolgere veramente la cittadinanza, senza pensare ad altri
interventi a sostegno della scelta; di fatto è stata realizzata con 2 catene e
non si può pensare di far cambiare le abitudini dei figlinesi mettendo due
catene (anche se diversi effetti positivi ci sono stati).
Il centro storico va ripensato nel suo complesso e per
ripensarlo è necessario attivare percorsi di partecipazione e coinvolgimento di
tutti gli attori che hanno qualcosa da dire su quegli spazi: i commercianti,
certo; ma anche, e mi piacerebbe dire ‘soprattutto’, i cittadini: i bambini,
gli anziani, le famiglie, i giovani. Invece si fanno politiche pensando solo alle automobili senza
accorgersi che questo modo di pensare esclude una larga fetta di popolazione
(oltretutto si fa spesso un’equazione molto discutibile per un centro storico:
più automobili = più commercio; penso invece che sia più giusta un’altra
equazione: più spazi piacevoli dove stare = più persone …e di conseguenza più
commercio).
Nel centro storico di Figline va ricreato uno spazio per le
persone e questo spazio non lo si crea aumentando le possibilità di occupare
quello spazio con delle automobili. Non è neanche sufficiente chiudere alle
auto ma va fatta una politica complessiva:
-
Parcheggi. Vanno previsti dei
parcheggi a ridosso del centro (non in
centro, ma vicino). Parcheggi gratuiti ? Sì, certo; ma non dentro il centro
storico. Si potrebbero prevedere anche (e ci sono esperienze in tal senso)
parcheggi gratuiti per chi fa acquisti nei negozi convenzionati. Le soluzioni
tecniche si possono trovare.
-
Marciapiedi a raso. Le vie del
centro storico devono diventare uno spazio condiviso dai vari soggetti che lo
vivono e un marciapiede a raso (o, per dirla diversamente, un marciapiede largo
quanto tutta la strada) consente di avere uno spazio condiviso fra pedoni,
ciclisti e (pochi) automezzi – ad esempio gli automezzi necessari per il
carico-scarico delle merci (solo in alcune fasce orarie) o le auto dei
residenti – dove però le auto si sentano ‘ospiti’ e non padroni della strada,
con sistemi di rallentamento obbligato.
-
Arredo urbano. Bisogna ricreare
uno spazio bello, piacevole da
vivere. Per la dignità e il decoro della città innanzitutto. Ma anche perché
posso invogliare le persone a scendere in piazza se offro uno spazio bello in cui fermarmi. Ci vuole una bella
illuminazione, delle panchine, delle fioriere; non due catene…
Non bisogna dimenticarsi che la strada, sebbene abbia una funzione centrale di
mobilità, deve rispondere, in particolare una strada di un centro storico,
anche ad altre funzioni, quali quelle tipiche del commercio, dell’interazione
sociale e dell’incontro e dovrebbe poter ospitare anche le funzioni di gioco e
di autonomia dei bambini.
In un centro storico curato, dove le persone possono godersi
le vetrine passeggiando, dove i bambini e le bambine possono giocare, dove gli
anziani possono camminare lentamente, e dove le auto sono ‘costrette’ ad andare
piano e fare attenzione, sono convinto che si possa ricreare la voglia di stare
in strada, di incontrarsi, di uscire la sera, di riconsiderare i negozi del
centro come preferibili rispetto ad un ‘freddo’ centro commerciale.
Ci vogliono scelte politiche.
Riaprire la piazza alle macchine, facilitare l’accesso delle
auto al centro storico (anche con scelte come quella di non far pagare il
parcheggio in centro), offrire più spazio alle automobili, significa ridurre
gli spazi alle persone.
ValdarnoInBici nasce
intorno a persone che usano la bicicletta per gli spostamenti quotidiani, e
allora mi piace concludere con una frase di Jacques Goddet (giornalista
francese) che parla di chi va in bicicletta: “…se gli automobilisti si
insultano, i ciclisti si sorridono, si salutano e si uniscono”.
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