Oggi vi vogliamo raccontare un storia diversa.
Diversa per il Valdarno che dista parecchi chilometri dal
luogo da cui ha avuto origine, diversa per la nostra associazione che da quando
è nata si è concentrata sulla mobilità sostenibile in Italia e nel Valdarno.
Non vi vogliamo parlare di ciclabilità e neanche delle solite realtà nord
europee che tanta invidia ci fanno. Oggi vogliamo andare un po' fuori tema...o
forse no.
Si dice che siamo gocce in mezzo al mare, quel mare lontano
misterioso e spesso inesplorato, quel mare che circonda la nostra nazione, quel
mare da cui nel corso dei secoli sono arrivati invasori ma anche merci rare e
preziose, quel mare che per il mondo vivente è fonte di vita ma dove purtroppo in
questi ultimi anni molte persone hanno naufragato con i loro sogni.
Oggi parliamo di un storia che viene da lontano, anzi di quattro
storie che vengono da lontano. Storie di persone che con varie peripezie hanno
raggiunto il Valdarno e che martedì abbiamo avuto la fortuna di incontrare.
Per ora non vi diremo i nomi di questi ragazzi che fanno
parte del gruppo di profughi provenienti dal Bangladesh, ospiti della Comunità "Il Cenacolo" di
Palazzolo, frazione di Figline e Incisa. Come tanti sono partiti dalla loro
terra, in fuga dalla povertà e in cerca di un futuro migliore.
Non conosciamo la loro vita dall'inizio, non sappiamo molto
di loro, di cosa facevano prima di fuggire, dei loro gusti, dei loro sogni da
bambini. Ma vogliamo condividere con voi quel poco che abbiamo conosciuto di
loro e con loro.
Martedì pomeriggio alle ore 17.00, alla consueta apertura
della nostra Ciclofficina al centro sociale "Il Giardino", insieme anche agli amici dell'associazione "Anelli mancanti", vengono accompagnati questi quattro ragazzi. Li
conosciamo tra il primo imbarazzo di incontrare nuove persone e gli inevitabili
problemi linguistici. Per vincere questo impaccio iniziale, in modo del tutto
naturale, decidiamo di metterci subito all'opera. Di biciclette da sistemare ce
ne sono tante, di cose da imparare pure. I ragazzi conoscono già abbastanza
bene il mondo delle bici. Nel loro paese di origine è un mezzo diffuso e non è
inusuale vederne girare qualcuna con anche tre/quattro persone a bordo.
Hanno voglia di fare e di apprendere e le loro iniziali facce
perplesse, si fanno subito sorridenti quando il nostro Graziano comincia ad
armeggiare con maestria e a mostrare con passione l'arte del riparare una ruota,
del pulire una catena, del sistemare e rimettere a nuovo una bicicletta.
Sguardi attenti e curiosità fanno superare i problemi
linguistici, il fare e l'essere superano il dire, e così si comincia a mettere
insieme le mani sulle varie bici da riassestare. A turno i quattro ragazzi, ben
assistiti da Graziano e Francesco, iniziano a voler dimostrare che possono
farlo. Si alternano così affaccendandosi con il sorriso su copertoni, camere
d'aria e catene come se in quel posto ci fossero sempre stati, o forse con la
speranza di rimanerci più tempo possibile per sentirsi operativi e leggeri. Senza
fretta ma con la giusta frenesia di chi vuole venire a galla dopo un tuffo.
I momenti si susseguono in maniera fluida e ci sentiamo tutti
un po' più rilassati e soddisfatti per quelle ore che trascorrono intense ma
spensierate tra i consigli di Graziano, i tentativi, gli errori e le
correzioni.
E così ci immergiamo tutti quanti nelle attività della
ciclomanutenzione, con sempre più la complicità di chi sta lavorando insieme, condividendo
dei momenti diversi e un'esperienza che, come qualcuno di noi ha detto, fanno
intravedere l'unica via di uscita all'odio che in questi giorni è affiorato dai
terribili fatti di cronaca.
A un certo punto arriva anche una mamma con due bambini.
Straniera anche lei, con due biciclette da bambino da riparare. Ci vengono
richiesti degli interventi non troppo complessi e i nostri amici fremono per far
vedere che possono riuscirci anche da soli. Dimostrano con successo che sono
stati attenti e ne sono silenziosamente fieri. E noi con loro.
Il tempo passa veloce e le due ore di attività finiscono fra
la delusione di dover interrompere un momento intenso e la gioia di aver fatto
parte di uno scambio profondo che va oltre l'aver riparato qualche bicicletta.
Nelle prossime settimane avremo modo di conoscere meglio
questi ragazzi, poi probabilmente ne conosceremo altri. Siamo contenti che
questo nuovo cammino ha avuto inizio e siamo convinti che lo spirito e il
confronto che ci ha unito martedì scorso ci farà andare lontano e ci farà
crescere.
Abbiamo condiviso una prima esperienza in cui per un paio di
ore si sono incrociate la nostra passione per un mezzo e per l'arte nobile
della ciclomanutenzione, con i sogni di chi vuole uscire allo scoperto e ha
voglia finalmente di venire a galla.
Venire a galla. Sì, il venire a galla, il diventare visibili
in quel mare di cui tutti noi siamo solo piccole gocce, ma quel mare che esiste
solo grazie ad ogni singola goccia che ne fa parte. E dopo martedì noi siamo ancor
più felici di farne parte.